lunedì 17 settembre 2012

Weekend di metà settembre 2012

Lunedì 17 Settembre 2012

Vorrei riassumere ciò che ho fatto nel weekend di metà settembre.

Inizio con la serata di venerdì 14 Settembre dicendo che dopo aver letto in mattinata su La stampa che in serata a cuneo in Piazza virginio ci sarebbe stato il concerto di Simone Cristicchi.  Mi ha colpito perchè il tema dello spettacolo era :" Mio nonno è morto in guerra"  e qui di seguito segnalo il link su You tube per andare a visionare alcuni brani tratti dallo spettacolo ...http://www.youtube.com/watch?v=4Sxa6YVlIqc 
E' iniziato verso le 21,30 ed è duarto meno di due ore, la scena era composta da un angolo varie sedie di legno vecchie accatastate e dal lato opposto un pianoforte a coda dotato di un I-Pad e dopo la presentazione di un amministratore comunale che descriveva la motivazione della serata (legato alla marcia della carovana della pace guidata da don Aldo Benevelli) iniziava con l'entrata del maestro che suonava al pianoforte una introduzione per dare modo a Simone Cristicchi di poter parlare e leggeva direttamente dal suo libro intitolato: "Mio nonno è morto in guerra"  http://www.ibs.it/libri/cristicchi+simone&seq=VEN/libri+di+simone+cristicchi.html?shop=3155
Il tema della serata era sui morti in guerra anzi in tutte le guerre dove hanno partecipato gli italiani in Grecia, Albania con l'Armir in Russia e durante la seconda guerra mondiale citando i partigiani e la resistenza. Altro tema era la spartizione dell'italia  e la cassione dei terreni dell'Istria alla Jugoslavia del comunista Tito. La popolazione di Udine da un gorno all'altro dovette fuggire dalle proprie case e trovare rifugio in Italia ma qui erano malvisti perchè li si credeva fascisti  e molti dovettero andarsene emigrando anche in America...
Mi è molto piaciuto lo spettacolo e ritengo che Simone Cristicchi sia un nuovo De Andrè, sa capire le tamatiche sociali e le mette in musica ma nello stesso tempo è un'ottimo attore teatrale sa dar voce ai protagonisti che raffigura sulla scena.

La serata di Sabato 15 Settembre ho deciso di andare al cinema di Cinelandia di Borgo S. Dalmazzo a vedermi il film "E' stato il figlio" del regista Daniele Ciprì ed interpreatto magistralmente da Tony Servillo con l'ausilio di un nuovo attore emergente Fabrizio Falco che al Festival di Venezia era anche un coprotagonista di un altro film "Bella Addormentata " di Pietro Bellocchio  e ne ho parlato molto in un mio blog precedente.
Il Film , questo il link del gtrailer...http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Video/?key=49108-9138   è tratto dal libro di Alajmo Pietro ed iniziava con un uomo trasandato che sta aspettando in un ufficio il turno per passare e nel frattempo si mette a chiacchierare ed inizia così:" io so che un figlio dopo aver ammaccato l'auto nuova fiammante  del pade dopo una rissa lo ha ucciso...... "  e con l'incipit poi viene descritta la famiglia palermitana e le sue vicissitudini..   Mi è piaciuto molto e mi riprometto di andare a reperire e leggere il libro.

La serata di domenica ho deciso di starmene a casa e di vedermi il DVD che avevo preso alla  biblioteca  di Cuneo intitolato " Il discorso del Re " eccone la trama...: 

Duca di York e secondogenito di re Giorgio V, Bertie è afflitto dall'infanzia da una grave forma di balbuzie che gli aliena la considerazione del padre, il favore della corte e l'affetto del popolo inglese. Figlio di un padre anaffettivo e padre affettuoso di Elisabetta (futura Elisabetta II) e Margaret, Bertie è costretto suo malgrado a parlare in pubblico e dentro i microfoni della radio, medium di successo degli anni Trenta. Sostituito il corpo con la viva voce, il Duca di York deve rieducare la balbuzie, buttare fuori le parole e trovare una voce. Lo soccorrono la devozione di Lady Lyon, sua premurosa consorte, e le tecniche poco convenzionali di Lionel Logue, logopedista di origine australiana. Tra spasmi, rilassamenti muscolari, tempi di uscita e articolazioni più o meno perfette, Bertie scalzerà il fratello “regneggiante”, salirà al trono col nome di Giorgio VI e troverà la corretta fonazione dentro il suo discorso più bello. Quello che ispirerà la sua nazione guidandola contro la Germania nazista.
 Al centro del palcoscenico la cronaca del malinconico e addolorato Duca di York, figlio secondogenito dell'energico Giorgio V, inchiodato dalla balbuzie e da una complessata inferiorità di fronte allo spigliato fratello maggiore David. Crogiolo d'angoscia (im)medicabile e di squilibri emotivi sono quelle esitazioni, quei prolungamenti di suoni, quei continui blocchi silenti che impediscono a Bertie di esprimersi adeguatamente, ingenerando una sensazione di impotenza.
Il regista britannico si concentra sul vissuto interno del protagonista, rivelando le conseguenze emotive del disagio nel parlato ai tempi della radio e in assenza del visivo. Il discorso del re non si limita però a drammatizzare la stagione di vita più rilevante del nobile York e relaziona un profilo biografico di verità con un contesto storico drammatico e dentro l'Europa dei totalitarismi, prossima alle intemperanze strumentali e propagandistiche di Adolf Hitler. Non sfugge al re sensibile di Colin Firth e alla regia colta di Hooper l'abile oratoria del Führer, che intuì precocemente le strategie di negoziazione tra ascoltatore e (s)oggetto sonoro, il primo impegnato nel tentativo di ricostruire l'immagine della voce priva di corpo, il secondo istituendo un rapporto di credibilità se non addirittura di fede con la voce dall'altoparlante.
Se il mondo precipitava nell'abisso non era tempo di guardare al mondo con paura, soprattutto per un sovrano. Bertie, incoronato Giorgio VI, doveva ricucire dentro di sé il filo interrotto della relazione con l'altro, affrontando il suo popolo dietro al microfono e l'immaginario radiofonico. Fu un illuminato e poco allineato logopedista australiano a correggere il “mal di voce” di un re che voleva imporsi al silenzio. Lionel Logue sostituì col metodo il protocollo di corte, educando la balbuzie del suo blasonato allievo e incoraggiandolo a costruire la propria autostima, a riprendere il controllo della propria vita e a vincere prima la guerra con le parole e poi quella con le potenze dell'Asse.
A guadagnare la fluenza e a prendersi la parola è il ‘regale' protagonista di Colin Firth, impeccabile nell'articolare legato, solenne nella riproposta plastico-fisica del suo sovrano e appropriato nell'interpretazione di un re che ‘ingessa' emozioni e corporeità nel rispetto rigoroso della disciplina. Dietro al ‘re' c'è l'incanto eccentrico di Geoffrey Rush, portatore di una “luccicanza” che brilla, rivelando la bellezza della musica (Shine) o quella di un uomo finalmente libero dalla paura di comunicare. Lunga vita al re (e al suo garbato precettore dell'eloquio).
E' un film bellissimo con un'ottima interpretazione di Colin Firth !
Bene ora che vi ho dato quest'ultimo consiglio chiudo e vi saluto al prossimo post... Ciao!!